Archivio per febbraio 2008

Tacciato di Incoerenza.

pragueposter.jpg Non so perchè.

Un riflessino personale prima di iniziare il bombardamento a tappeto sulla campagna elettorale.

Io ho votato Comunista alle ultime elezioni. E ora, salvo smentite dell’ultima ora, voterò PD.
Probabilmente è carino spiegare anche perchè.

O forse no, potrei cambiare e basta senza spiegare, ma per me parlar di politica è parlare di Vita, ed è un pò che non racconto di Vita.

Probabilmente perchè in mezzo è passato del tempo. Sono successe parecchie cose.

Ho parlato di recente con alcuni universitari dei Collettivi. Sinistra Critica per loro.
Parlano di rivoluzione, di operai, di Movimento, di lotte che nascono dal sociale, cioè cioè. Cioè.
In effetti, mai stato un Cioèista.
Allora mi sono messo là a dire se ha ancora senso parlare di operai in lettura Marxista ( perchè l’operaio esiste, non diciamo boiate. ) L’operaio per Marx non era un individuo, era una certezza.
L’operaio aveva la certezza che sarebbe stato sfruttato per tutta la vita. Che la sua era una situazione bloccata, e che avrebbe dovuto chinare la testa per sempre.
Un giorno se ne sarebbe reso conto. Qualcuno avrebbe capito che erano in tanti come lui, e avrebbero bloccato tutto. Che cosa poteva fare il padrone, costringerli a lavorare? Nemo precise ad factum cogi potest. Nessuno può costringerti a fare qualcosa che solo tu puoi fare. O prendeva la chiave inglese lui, o la macchina non si montava. Usare la forza? Che ci provasse, noi siamo di più.

E qualcosa sarebbe cambiato.

Ho chiesto se questa situazione esiste ancora, nel mondo di oggi. Liquido, dove se tu non vuoi fare qualcosa, beh, sai che c’è di nuovo, troverò qualcun altro.Altrove. In Cindia, a costo zero, quasi quasi mi conviene. Ciao.
E ora chi è che ha bisogno dell’altro? L’operaio o il padrone?

Non ho avuto risposta. Mi sono chiesto se chi proclamava Marx avesse letto Marx – perchè se sei un comunista e non proclami Marx, beh, sarai qualcos’altro, cosa sarai non lo so. Come ha detto poi Jack quella sera, fra le risate del caso, ” una faccia del tipo ” ma come, il Capitale è scritto anche dentro? “. Ecco, calza.

Provo a spiegare io.
Ci troviamo davanti a una illuminante inversione della Dialettica del Servo-Padrone di Hegel, che è alla base del Marxismo. Ora è il lavoratore che ha bisogno di lavorare.

Bisogno di lavorare per rimanere dentro la società dei consumi, ma nella sua versione accessibile a tutti creata dalla Socialdemocrazia e dal Keynesismo. Una società più uguale per tutti se vogliamo, più libera, ma a costo maggiore, un costo fisso che va pagato. Da tutti. Casa, beni, macchina, vita comune, vita minima.
Non scherziamo, è roba che “l’operaio” si sognava.

Uno spettro si aggirava per l’europa. Lo spettro della rivolta dei Servi.
Ora, qual’è lo spettro che si aggira?

Forse la Paura, come dice Bauman. La paura di perdere punti di riferimento, quando tutto ti crolla addosso. O forse molti non se la pongono nemmeno la domanda, e accettano il mondo per come gli viene presentato. Ma non potrei definirmi uno di sinistra se pensassi così, se non sperassi di cambiare me stesso e le cose intorno a me. O forse discorsi un pò esagerati di uno un pò troppo sensibile.

O forse nessuno spettro si aggira. O forse viviamo in una società ricca e avanzata, in cui le disuguaglianze che ci sono in qualche modo le possiamo risolvere. Nulla paragonato a chi si muore di fame. Loro si, che hanno qualcosa da pretendere da noi. E che alla fine potrebbero prevalere, quando andremo a chiedergli il loro sole, la loro acqua, la loro terra, perchè la nostra non funziona più. Prospettive catastrofiche?

Non so. Di certo, ad un analisi marxista, non siamo certo noi occidentali quelli che non avendo nulla da perdere ci solleveremo per un mondo migliore. Semmai questo succedesse, ci faranno il culo loro. A buona ragione.

O forse speravo che Diliberto, con la sua faccia competente da allievo delle Frattocchie, avesse anche la lungimiranza di aspirare ad una impostazione governista. Nel senso, se vuoi fare il pericoloso rosso, evita di candidarti con Mastella : anche se è l’unica occasione che hai per andare in parlamento.

Si, volevo una logica di compromesso, da sinistra. So che è il centro che è mancato.
Speravo che la bandiera rossa italiana venisse tenuta su dai figli di Berlinguer. Quello degli ” elementi di socialismo nei punti alti del capitalismo” Mi sono ritrovato degli adoratori di Lenin.

E mi sono ritrovato niente più che un socialdemocratico compassionevole.

Dichiarazione di Voto.

Rilevato in fatto questo, rilevato in fatto questo ,rilevato in fatto questo, a norma di buon senso ed ex art 1 della Legge del ” vota il meno peggio o forse il quasi meglio “,

D-Avanti vota Partito Democratico.

veltroni.jpg

Questa dichiarazione è ovviamente condizionata a : lettura dei programmi, eventuali uscite infelici e/o smentite ( tipo questa ) , peso e rilevanza dati ad incazzature varie tipo questa ( per quanto obiezioni di metodo nella vicenda siano condivisibili ) , e decade immediatamente nell’ipotesi di proposta di Grande Coalizone.

La corte si aggiorna.

Alcune considerazioni brevi in apertura di campagna elettorale.

In ordine sparso.

1)Berlusconi si deve rifare il trapianto. Si stanno diradando, è un peccato.

2) Sabato, assemblea costituente del PD. Relativamente poca gente, scene di entusiasmo di massa. Ho intervistato varia gente, alcuni numeri 2 e 3  e molti militanti. La cosa più scioccante è che la gente, anche i famosi ggiovani, considerano il PD un partito di centro. E ne sono entusiasti. ” Il PD è di centro, certo. ” Un giorno vi farò vedere i video, quando capirò come posso pubblicarli senza andare in galera. ( Me lo date voi il tesserino da professionista ? )

3) La Finocchiaro chiama il ticket con Rita Borsellino. Rutelli a Roma prende contatti con Rifondazione : che senso ha “l’andare da soli ” a livello nazionale se poi localmente si governa con la sinistra?
Non che sia una novità in Italia. Il PSI diceva peste e corna del PCI salvo poi governarci insieme nelle giunte rosse ( fino a Craxi ).

4) Nessuno mi sentirà mai dire ad alta voce cose le cose che dicono tutti : ” Stiamo rimontando! ” ” Secondo me si vince “. D’oh, l’ho detto.

5) E’ curioso che uno con la storia di Francesco Rutelli si ripresenti a Roma con il rinnovato piglio da statista di lungo corso. Non che oramai non lo sia eh.Pensa un pò noi scettici-ma-partecipanti della prima ora cosa ci troveremmo a dire se alla fine il Partito Democratico fosse il top che Fassino e Rutelli hanno sempre detto.

6) Di Pietro nel PD è una gran cosa. Veltroni sta recuperando il mio voto.
I Radicali nel PD regaleranno il mio voto a Veltroni.

7) Il programma di Veltroni è buono, molto buono. A presto un diffuso commentario.

8) Il programma di Veltroni non è perfetto. Coppie di fatto assenti.
A questo proposito direi che il Partito Democratico non ha più giustificazioni. La legislazione delle coppie di fatto sono una priorità del Partito Socialista Europeo ( dove militano i DS ) e anche dell’Alleanza Dei Liberali e dei Democratici ( dove milita la Margherita ). Quindi, spiegassero entrambi ai relativi schieramenti europei perchè una legge di banale libertà borghese non possa essere approvata in cinque minuti nel nostro paese.

194 Calci in Culo.

77.jpg Si, probabilmente è un pò che non scrivo. Ma d’altronde è vero quello che dicono in facoltà, che il Diritto ti risucchia, e giugno è vicino. Vicinissimo.

Sto studiando, insomma. Fuori, col sole che batte, la campagna elettorale muove i primi passi.
Ho letto un articolo sul Times, ben poco lusinghiero in effetti, anzi, devastante. L’articolista però era la prima ad ammettere che il paese, in 2 anni, è profondamente cambiato.

Io direi che ci stiamo un pò europeizzando. A livello di scenario politico quantomeno. E’ come se il referendum, sebbene mai votato, fosse passato comunque. Le liste si uniscono, si creano grandi contenitori. Si dà normalità e raziocinio ad un sistema delirante e che tutto il mondo ci invidiava, per la sua intrinseca comicità. Eravamo una specie di reality show, tv intrattenimento.

Stranamente però, al pari della normalizzazione dello scenario politico impazzito, assistiamo alla schizofrenia paranoide che coinvolge alcuni segmenti del discorso che dovrebbero essere dati per assunti. E fissati.

“Paura Liquida”, l’ultimo libro di Zygmunt Bauman, uno dei più grandi sociologi viventi, è un libro essenzialmente noioso. Abbastanza per addetti ai lavori, nel descrivere lo stato di angoscia che pervade il nostro secolo, contribuisce a creare ulteriore paranoia. Probabilmente è intrinseca, o forse necessaria, nell’analisi di un sociologo un minimo di miopia, dovendo uno studioso del genere fare una fotografia della situazione attuale, raccontando come si è arrivati fino a qui, ma rinunciando a improvvisarsi profeta. Oppure, che dir si voglia, contribuire ad impostare i termini dell’operazione, lasciando il calcolo matematico e la scrittura del risultato ad altri.

Whatever. La definizione di Società Liquida, la più limpida intuizione di Bauman, è senza dubbio condivisibile, con tutte le conseguenze che porta.
Arrivo al punto. Ho letto giorni fa Galli della Loggia sul Corriere, che diceva che è naturale che in una società Baumaniana come quella in cui viviamo, davanti al totale collasso di tutte le certezze dell’uomo, il primo sentimento che torna su è la Paura, e connessa a questa l’esigenza di spiritualità e religione.
Piatto di una certa portata per chi volesse sottolineare come la religione nasca da una debolezza dell’uomo, o, specularmente, per chi pensa che la religione è il più alto livello dello spirito umano, proprio perchè è l’interrogarsi dell’uomo su ciò che è al di sopra della sua comprensione. Ma questa è un altra storia.

Sentimento religioso, ok. Paura, ok. Ma, a questo punto, sebbene tutto sia crollato e ci prepariamo a vivere in un mondo soleggiato pieno di gente infelice, è davvero necessario rimettere in discussione anche ciò che è assunto, prassi, fatto?

Mi riferisco alla discussione che si sta sviluppando intorno alla legge sull’aborto.
Pura follia, termini da nosocomio, toni da mille e quattrocento.

Una Donna, a Napoli, si sottopone ad una IVG Terapeutica, e quando esce si trova davanti 8 poliziotti che la interrogano sul figlio che avrebbe illeggittimamente ucciso.
Scende in campo alle elezioni una lista che si propone di portare a termine una moratoria contro l’aborto.
Il vaticano apprezza che un tema del genere sia oggetto di campagna elettorale.

Siamo impazziti?

In ordine.
Non discuto che la polizia vada ad interrogare chicchessia. Anzi, nel caso particolare era più che dovuto ( se ricevo una segnalazione della portata del tipo ” in quell’ospedale si effettuano aborti clandestini” mi sarei incazzato se nessuno fosse andato a controllare ). Ma basterebbe rileggersi la Legge per vedere che in un aborto Terapeutico ( come quello praticato ) la donna non c’entra. Dopo il termine dei tre mesi, l’aborto è disponibile solo dal medico per gravi e motivate ragioni di impedimento alla salute psichica e fisica della donna.
Possiamo discutere sulle ragioni dello specifico caso ( ” chi ha detto che c’era questo pericolo, chi ha visitato questa donna, ecc… ” ) ma quella poveraccia c’entra poco.
Badare bene che questo non contraddice un eventuale ” cultura della vita “. Un medico ha detto che la donna sarebbe stata a rischio di disturbi mentali partorendo un bambino malformato. Per quanto triste, io non ho studiato medicina, quello psichiatra si. Chi vuole denunciarlo per istigazione all’omicidio andasse dai Carabinieri e se la vedrà lui.

Messaggio a Ferrara. Fatta salva la sua assoluta libertà di portare in politica e all’attenzione di tutti le idee che crede, direi che tutto questo è una sovrana boiata.
Una moratoria è un divieto morale. La moratoria contro la pena di morte, ad esempio, recentemente approvata dall’ ONU, dichiara che in linea di massima l’ONU non sarebbe proprio a favore della pena di morte.
Benissimo, moratoria contro l’aborto. L’ONU in linea di massima non sarebbe proprio a favore dell’Aborto.
1) Dopo la moratoria contro la pena di morte, non mi risulta che stati assassini abbiano detto ” ah, allora va bene, scusate. “. Stati che aderiscono all’ONU eh, no Plutone.
2) Un provvedimento del genere sicuramente troverebbe l’assenso dell’assemblea. Contateci.

La verità è che questa è una polemica ideologicissima, di cui veramente non si sentiva il bisogno. Se Ferrara ” non vuole di certo criminalizzare la donna che non partorisce “, quale è piattaforma politica che propone? Stiamo parlando di aiuti alla maternita? Di modernizzare la legge? Di abrogarla e ritornare all’aborto clandestino? Parlasse chiaro.

Per quanto riguarda la CEI, sono contentissimo che loro apprezzino che un tema del genere viene affrontato in campagna elettorale. Se si fermano dicendo solo questo, che carucci che sono.

Siamo in un momento di Reazione purissima. Attenzione.

Patriottismo dove non te lo aspetti.

  ( L’immagine non c’entra granchè con il post, ma non ho trovato qualcosa di adeguato…è il fantastico titolo del Manifesto del 7. Il titolista del Manifesto è geniale, ma questo da sempre eh, il giornale è pesantello ma quando lo si comprava per Rassegna Stampa lo si faceva essenzialmente per il titolo e per Jena…ora vabbè, Jena scrive sulla Stampa.it e quindi si legge gratis, e il titolo pure lo trovi aggratis, quindi manco serve più di comprare il Manifesto, il che magari è pure brutto perchè il giornale è autofinanziato e finirà per chiudere. Vabbè, fine della parentesi. )

C’è una cosa che mi ha abbastanza colpito nella nascente retorica legata al partito Democratico. Tutto questo fomento sulla bandiera italiana e sul’unità della nazione, cosa se non atipica, sicuramente nuova per dei pericolosi sinistrorsi ex comunisti.

L’enfasi è chiara, a partire dal simbolo del Partito, che è un tricolore piegato alla causa simbolica. Fortuito accostamento alle anime che compongono il PD, che dovrebbero essere, almeno in teoria, VerdeBiancoRosso ( lo ha detto Veltroni, ma ben prima di lui Gavazzoli Schettini, quando ancora era in corsa per le primarie ). Bene. E da qui parte una certa enfasi sul ruolo di partito nazionale per il PD, nel senso di unificatore e rappresentante dei valori base di questa nazione, o almeno della parte che vuole il nuovo.

Il tricolore bene in vista davanti al podio dello Speech di Veltroni. Il simbolo, ne abbiamo già parlato. Il richiamo all’Italia non più di una parte ma all’Italia in quanto tale. Una rivisitazione della retorica classica della Resistenza, guidata dal tricolore, e non più dalla bandiera rossa.

E’ così che l’Italia è uscita dal buio della dittatura, dalla vergogna delle leggi razziali, dall’abisso della guerra : grazie a donne e uomini che ebbero il coraggio e la moralità di mettere la libertà del loro Paese davanti a tutto, davanti alle loro stesse vite.Uniti sotto il tricolore, sotto la bandiera italiana. Uniti nella Resistenza: quella attiva dei partigiani, quella silenziosa dei deportati, quella operosa dei tanti giusti che seppero aprire la porta a chi cercava aiuto.” ( Discorso per l’Italia, ieri, a Spello, WV. )

Non è un passo piccolo, non è doveroso, men che meno scontato. E’ di colpo azzerare cinquant’anni di propaganda retoricheggiante. Giusta quella , o sbagliato questo, o viceversa, lo lascio a voi : sicuramente una mossa significativa.

Certamente atipica, dicevo, per un popolo di ” sinistra “, sebbene a suo modo New Age. Non ci sono altri esempi di questo patriottismo zuccherato nell’europa delle sinistre Socialdemocratiche.

Mi sono chiesto perchè, e mi sono dato anche una risposta.
Altrove non serve, altrove questo concetto è alla base.

Gordon Brown non ha bisogno di ricordare agli inglesi che sono inglesi. All’ultimo congresso del Labour gli è bastato ripetere quanto la sua gente sia brava e operosa. Nessuno mette in dubbio che, sebbene il cielo d’Irlanda sia e sia stato un pò turbolento, l’Union Jack è difficile che cada, o quantomeno che venga messa in discussione. Dieu, Et Mon Droit.

Anche i Francesi se lo ricordano da soli. Persino la Spagna, sebbene a fatica, ha fatto in modo, nel tempo, con gli opportuni accorgimenti e l’esaltazione delle libertà, di non perdere pezzi, di evitare che qualcuno si sfilasse dalla Corona.

Storie diversi, più passato come nazione, direi. Ma non insegno Storia.
In effetti però io non ho mai avvertito la necessità di proclamarmi Italiano. Non che non mi piaccia esserlo, anzi, tutt’altro. Ma chissà cosa pensano di noi all’estero, al di là di quello che dicono i giornali.

Insomma, ad alcuni di noi stanno antipatici i Francesi, ad altri non piacciono gli Inglesi, ma molti, per voglia o per necessità, l’una libera, l’altra ingiusta, non vedono l’ora di scappare.

Un uomo con dei buffi occhiali tondi ( cercate qualche foto di Veltroni. L’unica costante sono gli occhiali tondi. ) ieri invece è salito davanti ad un convento, immerso nel verde di colline fatte di mangiar bene e mattoni marroni, ci ha detto invece ” Non scappate, restate e cambiate. Questo è un grande paese, e voi ne fate parte, voi voi voi, no qualcun altro. ”

Niente, piccole riflessioni sconclusionate. Pensavo solamente che se Veltroni si è reso conto che prima di governare un paese, ci dovrebbe essere Un paese da governare, beh, non è male.

Politica Spettacolo.

Motti della Prossima Campagna Elettorale.
Il Partito Democratico : Si può Fare.
Il Popolo Delle Libertà : Italia, Rialzati!

Sono un grande analista Politico.

pdl.gifE’ di oggi la notizia che Forza Italia ed Alleanza Nazionale creeranno un ” nuovo soggetto politico nelle urne “. Parola di Fini.

Transazione effettuata.

( E noi l’avevamo già ampiamente pronosticato mesi fa. )

Campagna Elettorale.

dc_-42.jpg Camere Sciolte. Al-Vo-To! Al-Vo-To!

Il Centrosinistra, ovvero “Bussa Bussa che tanto non ti apro”.

 

Belle grane in casa postcomunista e affine. Già, perchè epurati dai democristiani tout court, nel centro sinistra restano solo derivati del PCI e del PSI ( più Giuda Cattocomunisti, ovvio ). Il che potrebbe essere già di per se un risultato, non trovate?

Insomma, ci troviamo dopo un anno e mezzo di governo Prodi, il quale stranamente ha affermato che non si ricandiderà, Veltroni intanto sospirava ” E ci mancherebbe pure “, ma questo non lo sa nessuno. In effetti pure io se ero Prodi li mandavo tutti a quel paese e tornavo a Bologna ad insegnare ” Scienza Delle Coalizioni ” ( giuro, l’ha detto lui ).

Chi abbiamo per queste sponde? Abbiamo il Partito Democratico, il Partito Socialista, la Sinistra Arcobaleno.

La scala di voti potenziali, come immaginerete, è 1-3-2, nel senso che dal PD ci si aspetta almeno almeno un 30% di qualche genere, la Sinistra senza Aggettivi mira ad una forbice tra il 10 e il 15 e al PS, bo, briciole e cocci rotti.

Di formidabile importanza in questo senso è la scelta di Veltroni di correre da solo.

Furbo, il ragazzo. Dico davvero.
Perchè in questo modo ruba voti sia a sinistra che al centro.
A sinistra, perchè qualcuno ( pochi ) potrebbero pensare, che lo voto a fare Bertinotti, qua è molto più pressante vincere…a malincuore, si vota PD.
Ma soprattutto si sfonda al centro: ” Ecco, visto, li ho mollati, quelli puzzano e so boni solo a fà caciara! ”
Qualcuno si ricorda che la legge elettorale vigente, decaduta l’era delle ” coalizioni ” assegna il premio di maggioranza alla lista di maggioranza relativa, senza manco bisogno del Referendum?

Ora abbiamo un partito Democratico che attende una slavina di voti, una sinistra che può scegliere fra conservare il rosso e perdere o vendere il culo e vincere ( forse ). Ma tanto Veltroni ha già deciso per lei. Quelli, Giordano Pecoraro Scanio Diliberto Mussi, è la terza volta che ci provano a dirgli se c’è posto per loro: lui risponde sempre ” ma anche no. ”
Veltroni punta a vincere, semmai, ma proprio semmai, da solo, solissimo. Così fa un bel monocolore democratico, governa da solo e fa il bello e il cattivo tempo. Un orgasmo di luminarie.

Attenzione, in questo paese è possibile di tuuuuutto. Anche che un partito che ha promesso primarie ad ogni livello in qualsiasi momento non le faccia proprio quando è più importante. ” E quando le facciamo ” mi ha detto il vecchietto in sezione ” Si vota dopodomani, non c’è tempo “. Chiedete sempre al vecchietto in sezione. Lui lo sa.
Valigetta ( Gasbarra , non so se lo posso chiamare così, scusa Enrico ), si sta per dimettere dalla Provincia, Veltroni ovviamente da Sindaco di Roma.

Ovunque amministrazioni locali saltano per aria, visto che col limite dei tre mandati in parlamento che il PD si è autoimposto, c’è bisogno di gente nuova. E Rutelli è pronto a tornare Sindaco. (” Non sono più il Sindaco? Sono il candidato, è vero?“- Guzzanti Profetico )

Il Centrodestra, ovvero ” Visto che siamo sicuri di vincere, perchè non provare a perdere?”

 

Manca allegria nella prima impressione della campagna elettorale della destra. Le facce sono mogie.
Da statalisti burocrati amministratori.

Come se Berlusconi fiutasse la brutta aria. Capisse che c’è qualcosa che non va. Che questo paese legge i giornali.
Comunque, il vantaggio della CDL è evidente.

E’ di queste ore il progetto di listone fra Forza Italia e An. Fini ha definitivamente venduto il deretano, direbbe il mio amico di Casapound. Un vero partito liberal-capitalista.

L’UDC va da solo, invece. Paradossalmente il centrodestra non ha fatto in tempo ad unirsi abbastanza : Berlusconi questo lo sa.
Troppa gente. Troppe sigle, troppi distinguo. E Forza Italia, e An, Democristiani, Repubblicani, Liberali, Radicali, Leghisti, la Brambilla sguinzagliata per Montecitorio, Fascisti redivivi.
Il rischio c’è. La rincorsa di Veltroni è lunga.
Paradossalmente si gioca a parti invertite rispetto a poco tempo fa. Ora è Berlusconi a dire che quando vincerà è pronto ad aprire la stagione delle riforme, e Veltroni è pronto a vomitargli in faccia il fatto che non lo abbia fatto quando ne aveva la possibilità per stupido gioco di opportunismo bieco becero e destrorso.

Mastella arriverà a breve. E anche Mauro Fabris, di cui ricordiamo l’elezione come ospite nelle liste …. dell’Ulivo.

utto questo mi è stato deliberatamente impedito di andare a Madrid a spese del Partito Socialista Europeo a sostenere la campagna di Zapatero, solo perchè non so lo spagnolo. E’ chiaramente un complotto. No pasaran!

E D’Altre Sciocchezze.

17.jpg Un sacco di cose succedono, tutte insieme… Il giornale è incandescente.

Nessuno si stupisce che Franco Marini abbia restituito il suo mandato ” esplorativo ” ( Beppe Grillo secondo me qua pianterebbe una battuta ricca di doppi sensi ). Il centro destra ha ricca voglia di andare al voto il più presto possibile.

Il punto, come immaginiamo tutti, è che nessuno si può permettere un interregno in cui qualcuno dal carisma appena appena superiore a Prodi faccia notare al paese in che casino si stanno ficcando di nuovo.
E Veltroni, diciamogli tutto, ma sa parlare bene, a volte del nulla ma sa parlare bene. Almeno quanto Berlusconi, e questo, Berlusconi, lo sa.

Truffolo.

Sull’Orazio soffia l’annuale monsone della fu autogestione.Rima, notate.
Cambiano i tempi. Anche nel breve periodo.
Al di la del mio orgoglio personale di corsista, di cui, mi sembra strano persino a me, frega fino a un certo punto, mi ha fatto una certa impressione avere a vedere Beppegrillo, un corso che due anni fa riempiva l’aula magna di gente che cacciava fisicamente chi faceva casino ( ricordo un tale espulso dalla folla che voleva sentire solo perchè giocava a carte e faceva casino, e quello andò via imprecando ), quest’anno con 10 persone di organico.
E’ significativo.

Sarà stata la sinistra al governo che ha spento la voglia di opposizione da peloso?
Sarà stato Fight Club proiettato di la, che gioca banco su tutto il resto?

E poi, soprattutto, ma di cosa parlano i professori di storia? Delle caccole al naso?
Persone che inneggiano alla monarchia assoluta ancora le dovevo vedere. No che inneggiano, che la sostengono con pretesa di validi argomenti. Poi dice che uno sbrocca.

Si lo so, è perfettamente nelle mie corde tornare in una scuola in cui non conto piu niente e mettermi in cattedra a dire come stanno le cose, prendendo vaffanculo e applausi. Grandioso.

Boh. Comunque domani parte la cosa seria. Si replica dopo due anni con Storia Politica Italiana. Sono molto poco preparato, andrò a braccio e speriamo bene. Anzi, fammanda a studià.

Domani fra l’altro Super Tuesday, e bisognerà seguire un pò.

[ In tutto questo aspettiamo che Francesco torni a farsi sentire, perchè il momento storico lo richiede – ecco spiegata la copertina. ]

E il giradischi che ho in mente continua a girare, e a volte gratta un pò, ma spero che sia ora di cambiare disco. Musica monotona.

Tecnicismi. ( Facciamoci del Male )

7500604ebcd316e92a39ef34449c77e7.jpeg C’è entusiamo intorno al referendum, in questi giorni di nera crisi.

Argomento di cui, invero, non ho mai parlato, e sebbene parlare di legge elettorale mi provochi istintivo un impulso a sgozzare un capretto, pare se ne debba parlare.

Che cosa propongono i referendari?

Ce lo spiega ampiamente sul sito apposito l’autore del mio libro di Pubblico, Giovanni Guzzetta.
L’attuale legge Calderoli è una legge proporzionale, che prevede il premio di maggioranza solo alla camera, per la lista più votata o per la coalizione di liste.

Apart from che il premio di maggioranza in un sistema proporzionale è un controsenso,o quantomeno un Unicum nei paesi civili, dove ci sono due sistemi : il proporzionale più o meno puro,dove è perfettamente concesso che le alleanze si facciano dopo il voto ( vedi modello tedesco ) o il winner-take-all o maggioritario.
Ma questo ci interessa meno.

Dicevamo, differenza fra liste e coalizioni. La legge prevede uno sbarramentoo al 4% alla camera, e all’8% al senato. Ovvio quindi che le liste, anche molto diverse fra loro, siano spinte a coalizzarsi per superare questo ” inconveniente ” della soglia di sbarramento : e quindi, tutti dentro, che si vince. Con il premio di maggioranza alla ” coalizione ” le liste si associano e si presentano unite, pur essendo in realtà divise. Sommano i loro voti complessivi, ma sono e rimangono entità distinte.

Il referendum si propone di abrogare la norma sulle coalizioni, per cui il premio di maggioranza verrebbe attribuito solo ed esclusivamente alla singola lista vincente.
Qual’è la differenza? Una Coalizione è, ad esempio, ” L’unione ” che si è presentata alle ultime politiche. Ne fanno parte varie liste elettorali; una Lista è : ” Partito della Rifondazione Comunista “, che fa parte dell’Unione, ma ne è al contempo autonoma.
Mettiamo il caso di un partito piccolo che non ce la fa, da solo, a prendere l’8% dei voti. Si coalizza con qualcuno di più grande, pur facendo presente che sono e continuano ad essere divisi, e così entrano in parlamento, dove si dividono, e magari possono benissimo votar diversamente l’uno dall’altro.

Col referendum, per continuare a ” fregare i voti degli altri ” i piccoli partiti dovrebbero eleggere i propri candidati in liste comuni, anzi, nella stessa lista dei loro compagni.
Lo stesso Guzzetta è portato a dire che questo porterebbe a una notevole semplificazione dello scenario in senso bipartitico. Per evitare di restare fuori, tutti i piccoli si presenterebbero dentro la stessa lista dei più grandi. Nell’idillio che immaginano i referendari, Fausto Bertinotti è nella stessa lista di Lamberto Dini, con lo stesso simbolo, e fanno campagna elettorale sotto lo stesso nome. ( E invece, nel modello attuale, questi due fanno campagna elettorale dicendo cose diversissime e sotto colori diversissimi ma sponsorizzando la stessa coalizione. Per capirci. )

Bene. Se l’intento del referendum è ridurre la frammentazione dei partiti, non funzionerà.

L’Italia è una Repubblica Parlamentare. Si elegge il Parlamento.
Domanda : la frammentazione dei partiti ci interessa dentro o fuori il parlamento?
La risposta è : dentro.

Io se voglio domani fondo un partito. Così il mio vicino, e questo non importa niente a nessuno. Che entro dopodomani il numero dei partiti esistenti schizzi a 2000 non importa a nessuno.

Il problema non sono i partiti, sono i gruppi parlamentari. Non facciamoci fregare.

Prendiamo un esempio emblematico della corrente legislatura: il gruppo parlamentare dell’Ulivo.

L’Ulivo è andato col simbolo comune alla Camera : non così al Senato.
A seguito delle elezioni anche al senato si è formato il gruppo parlamentare comune . Primo esempio di come lista e gruppo, in questo paese non siano collegati.

Poi, a seguito del IV Congresso DS, la Sinistra del Partito è uscita, determinando una scissione anche nel gruppo parlamentare : nascono i gruppi parlamentari della Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo.

Successivamente ancora, scissione a destra di Lamberto Dini, che al senato crea il sottogruppo dei Liberal Democratici.

E così via, via discorrendo.

In una democrazia rappresentativa, al fine della decisione, conta il voto dei rappresentanti, non il voto degli elettori. L’elettore elegge il suo rappresentante il quale decide nel suo interesse. I partiti sono “solo ” quel qualcosa che dovrebbe collegare elettore e rappresentante.

Anche con il referendum, nulla vieterà ai parlamentari eletti in questo fantomatico ” Listone ” di cui Guzzetta parla, di scindersi in parlamento e formare microgruppi parlamentari per motivi di dissenso, coscienza, più o meno giustificati.

In realtà i referendari hanno presente il problema. Le componenti politiche di ciascuna lista non potranno rivendicare un proprio diritto all’autonomia perché, di fronte agli elettori, si sono presentate come schieramento unico, una cosa sola. Nessuno potrà rivendicare la propria “quota” di consensi. E sarà molto difficile spiegare ai cittadini eventuali lacerazioni della maggioranza. Lo scioglimento del Parlamento una volta che è entrata in crisi una maggioranza votata compattamente dagli elettori potrebbe essere politicamente molto probabile.

Che sarebbe come dire : ” come potrebbero farlo, e poi ripresentarsi con la stessa faccia agli elettori?”.

In un altro paese, questa giustificazione giocherebbe all-in e zittirebbe tutti.

Il problema è che l’assenza di vincolo di mandato è sancita dalla costituzione. Assenza di vincolo di mandato vuol dire che il parlamentare non rappresenta “numericamente” chi lo ha eletto, ma governa nell’interesse del popolo tutto. Vota in coscienza.
Se il suo gruppo parlamentare prende decisioni per lui insopportabili, è libero di votare altrimenti, oppure di lasciare il gruppo parlamentare. Può trasferirsi nel gruppo misto, o dove vuole.

Ma questo in Italia vuol dire che, in uno scenario come quello attuale in cui non si può fare a meno di nessuno e i voti li si pesa col bilancino, qualsiasi cretino può mandare all’aria tutto perchè non se la sente di votare così. Ed è suo pieno e giusto diritto.

Guzzetta, hai notizie in Italia di gente che abbia detto tutto e il contrario di tutto, e poi si sia ripresentato davanti agli elettori con la stessa faccia dicendo di essere nel giusto?

No, perchè io si. Vari.

Non c’è legge che possa cambiare una mentalità.

A parte questo, qualcuno potrebbe obiettare che il referendum regala la maggioranza dei seggi alla lista di maggioranza relativa. Tipo la legge Acerbo, che regalava i 2/3 del parlamento a chi vinceva le elezioni.

Tutto questo per dire che se si arriva a Referendum, io voterò per l’abrogazione della Calderoli. Right.


D-Avanti è il Blog di Tc.
Tc sta per Tommaso Caldarelli.
Tommaso Caldarelli sarei io.
E l'immagine di testata è quella storica del blog

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