Di per se un provvedimento di interpretazione autentica di una norma non è nulla di abnorme: quando c’è un pasticcio interpretativo, è abbastanza naturale che il legislatore possa far valere la sua autorità stabilendo cosa intendeva, con maggiore precisione, quando ha scritto la legge (si, decidendo ora per allora, e anche questo si può fare).
In concreto, forse, la scelta dell’interpretazione autentica è dunque una delle meno terrificanti fra quelle che si paventavano nelle ultime ore – rinvio delle elezioni, riammissioni d’ufficio, roba da quasi-golpe. Tuttavia, qualcosa da sottolineare c’è.
L’ha detto molto chiaro Maroni: i TAR, ora, potranno decidere con più serenità, sulla base delle indicazioni suggeritegli dal legislatore. In breve, il governo si sta sostanzialmente ponendo in modo quasi ricattatorio: noi vi diciamo come dovete decidere, poi, fate voi. E questo “fate voi” non può non significare che se i TAR dovessero scegliere in maniera diversa da quella suggerita dal governo – cosa che, ovviamente, possono fare senza problemi – di certo partirebbe una campagna a tamburo battente, contro questi giudici comunisti che fanno di testa loro anche contro quello che il governo ha messo per iscritto apposta, per spiegargli come e cosa fare.
Quindi i magistrati amministrativi chiamati in causa ora sono davanti a una scelta molto pesante: o accogliere la posizione del governo, magari decidendo diversamente da quello che avrebbero deciso in assenza di una tale forzatura, o respingerla, dando il via all’ennesimo e pesantissimo conflitto istituzionale, peraltro in un momento molto delicato.
Entrambi quadretti confortanti.