Io giocavo a SimCity 3000. Ci giocavo con una certa frequenza.
Uno delle primissime cose da fare, prima ancora di sistemare il piano regolatore, era scegliere l’approvigionamento energetico. Essendo un simulatore, la scelta non si discostava poi molto dalla realtà: o centrali elettriche a carbone, puzzolenti ma efficienti, o pale eoliche, piccole, pulite ma poco potenti.
Più avanti mi spiegarono che questa situazione è anche teorizzata: le centrali a fonti fossili o nucleari hanno problemi di inquinamento e di gestione, quelle a fonti rinnovabili, vento e sole, hanno problemi di spazio. Estendendosi infatti per largo, hanno bisogno di grandi aree a loro destinate e che quindi, si perdono per altri usi.
Ora, posto che io sarei per coprire di pale eoliche il Mediterraneo e l’Atlantico, e di pannelli solari il Sahara, superando così i confini nazionali nell’approvigionamento dell’energia e creando quindi una sorta di centrale elettrica mondiale, affrontiamo la questione, riproposta recentemente da Cip&Ciop Berlusconi e Putin, del nucleare in Italia.
Io non penso realisticamente che si possa prescindere dal considerare l’utilizzo della fonte nucleare per la produzione di energia. Ricordando, appunto, SimCity, il coprire intere montagne di pale eoliche non riusciva comunque a soddisfare il vasto fabbisogno di una città: prima o poi bisognava buttare giù la briscola e mettere un centralone che risolvesse i problemi. Per dirlo con altre parole, “l’energia eolica trova quindi il suo ambito di applicazione solo nell’integrazione alle reti esistenti”. E così, a quanto ne so io, per ora – e non sono un tecnico: ben accette le correzioni – vale per tutte le fonti rinnovabili.
Nell’ambito della generale situazione energetica mondiale dunque, essendosi, a quanto so, ampiamente superato il Picco di Hubbart dei combustibili fossili, il nucleare può non essere, dunque, un’ipotesi da scartare. Anche perchè l’alternativa, per l’Italia, è l’endemica dipendenza energetica: ciò blocca l’economia, e non è mai consigliabile. Dipende, certo, come lo fai, il nucleare.
Non penso si possa anche lontanamente prendere in considerazione ciò che ha attualmente in mente il governo italiano, ovvero prendersi le tecnologie dismesse dagli altri paesi. E’ la logica dell’auto usata: qualcuno te la vende per comprarsene una migliore, e tu te la compri perchè finora ha funzionato bene, ed è un peccato buttarla. Ma le cose non si fanno così.
Un amico, ingegnere elettrico, ogni volta che ne parliamo sostiene in modo secondo me condivisibile la seguente tesi: bisogna costruire un paio di centrali nucleari in Italia, ma non per fare energia, ma “per divertirsi”. Lui intende, ovviamente, che al di la della produzione di energia ciò che non va dismesso – ma anzi, potenziato, aggiungo io – è il settore della ricerca sul nucleare. Anche, e soprattutto, in vista della costruzione di nuove centrali.
Ovvero, se io fossi un capo di stato lungimirante, non annuncerei che di qui a poco si costruiranno nuove centrali , ma proclamerei che da qui in poi l’intero paese sarà impegnato, e verranno convocate le intelligenze migliori di cui dispone da tutto il mondo, in un vasto progetto di ricerca con finanziamento pubblico che analizzi e studi la situazione energetica in Italia, che inventi una soluzione, perchè no anche nucleare, per risolvere il problema della nostra indipendenza energetica. E se un fisico italiano riuscisse a trovare la variabile mancante della formula che serve a costruire una centrale a fusione nucleare? Non si può sapere, ma certo se non ci si prova, se non si investe, non ci si riuscirà mai.
Ed è in questo modo che si investe sul futuro: si risolverebbe in un colpo la gran parte del problema dei cervelli in fuga, si finanzierebbe la ricerca, si manderebbe il paese all’avanguardia e si costruirebbero – se servono, e non si trova modo migliore – anche ‘ste benedette centrali nucleari. Questo è, secondo me, quello che farebbe Obama se fosse Berlusconi.
Il problema della sicurezza: anche quello lo affronti. Basta farle bene, le centrali. Il botto a Cernobyl fu causato da un errore umano, su una centrale già molto vecchia e danneggiata. Questo me lo raccontò un secondo ingegnere (ogni tanto incontro ingegneri, che devo fare?) su un treno che mi portava da Verona a Bologna. Dire che le centrali nucleari sono pericolose è un argomento fallace: anche questo computer è un arma mortale, se lo uso come oggetto contundente. Certo, il problema in questione – vero, esistente, reale – è che il rischio (non la pericolosità: il rischio) è molto alto. Ho appena sentito ad Otto e Mezzo un paragone azzeccato: è come quando cade un aereo. E’ difficile che cada, ma se cade, è solo una tragedia e non più c’è niente da fare. Certo, è vero: bisogna stare attenti ed evitare tutto questo.
Ed è senza dubbio da considerare il problema delle scorie. Ma anche qui, un team di ricerca adeguatamente finanziato questo problema lo può risolvere, forse, o ci può provare, chissà: di sicuro però iniziare a costruire centrali nucleari senza sapere dove mettere le scorie non sarebbe una buona idea. Ci ritroveremmo – come peraltro abbiamo già fatto – a mandarle in giro a pagamento, perchè tanto noi non sappiamo dove metterle.
La partita del nucleare, in definitiva, è secondo me un match molto interessante. Si può stare però in tribuna o puntare alla Coppa: e per la seconda ci vuole un certo allenamento, la squadra deve avere i novanta minuti nelle gambe, eccetera eccetera.