E’ solo pizzo

Più ascolto le deposizioni di Massimo Ciancimino, più mi vengono domande. Probabilmente perchè non sono molto informato sulla situazione, ma ciò servirebbe solo a fare di me “l’utente medio”, e quindi le mie domande varrebbero doppio. Chi è questo? Da dove salta fuori? Perchè parla solo adesso? E’ pilotato? E se si, da chi?

Ma a parte ciò, sentendo quel che ha da dire, mi viene sempre più da pensare che Berlusconi, se Ciancimino ha ragione, fa la figura del povero cretino, e provoca una certa compassione. Perchè il racconto ci mostra come il mitico Presidente del Consiglio, rinnovatore dell’Italia e monopolista del dibattito pubblico degli ultimi vent’anni, sia stato un piccolo uomo totalmente alla mercè e sotto il ricatto della mafia, fin dagli inizi. Uno strumento inventato da altrui fini.

Questo il teorema che emerge dalle deposizioni: mentre crollano ovunque intorno a lui i suoi referenti politici, che lo hanno protetto fino a quel momento (la DC di Piccoli, il PSI di Craxi), Berlusconi ha bisogno di scappare dovunque possa per proteggersi, affinchè non venga messa sul tavolo della discussione l’origine, mai spiegata, dei capitali con cui ha iniziato il suo impero. E per fare questo, temendo il padrone oscuro di quei soldi, raffazzonati, che aveva accettato senza badare troppo alla provenienza, si rende disponibile per una operazione politico-elettorale sulla sua persona, praticamente su mandato dei suoi creditori che gli concedono la libertà – vigilata – in cambio dell’aiuto governativo che lui gli potrà garantire. Una sorta di pagamento del pizzo, certo, su più larga scala.

E poi qualcuno si stupisce che questo sia un governo che mostra “i denti” alla mafia. Ma ciò sarebbe perfettamente coerente con questo tipo di scenario: tralasciando il ruolo della Lega, che a Cosa Nostra non deve niente e che quindi può combatterla – d’altronde son pure terroni – si tratta semplicemente del fatto che Berlusconi, ancora una volta, non ha intenzione di pagare i suoi debiti, e che ora cerca di usare quelle armi, che la stessa mafia gli avrebbe messo a disposizione, contro di essa.

Ma se questa realtà, ricostruzione e conseguenze, fosse vera, occhio, staremmo entrando in un campo minato, politicamente parlando. Infatti, chi se la sentirebbe di criticare una persona che non rispetta un patto con la mafia?
A meno che l’antiberlusconismo si tramuti in follia, arrivando a dire anche cose del tipo “Che pretendi da Berlusconi, che lui rispetti i patti?”, passare da Berlusconi-complice della mafia a Berlusconi-vittima in fuga ha delle implicazioni non evitabili. Sebbene ci sia una certa differenza fra un commerciante di Palermo che si rifiuta di pagare il pizzo e uno speculatore immobiliare che accetta capitali di dubbia provenienza, io sono contento che un uomo -per di più se è una carica istituzionale – non rispetti i patti con i criminali organizzati. O no?

Se lo scenario è vero, e vi rimando alle domande di apertura, ci resta l’immagine di un uomo ossessionato dal successo e dal potere fin da ragazzo, disposto a stringere patti anche col diavolo per raggiungerli, salvo poi scappare per tutta la vita inseguito da creditori pericolosi, e che per evitare l’inevitabile punizione è disposto anche a mettersi in gioco in prima persona per fare gli interessi di chi lo tiene per il collo. Una grande storia, da tragedia decadente.

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