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La sindrome del bambino viziato

E’ un comportamento da pupo di non più di dieci anni quello che sta tenendo l’intera classe dirigente del PDL a livello nazionale. Il bambino che ha fatto il cattivo, lo studente che ha preso un insufficienza ma che chiede comunque a papà-e-mamma se può andare a giocare col figlio del vicino, come se avesse fatto il bravo.

L’idea, che circola in queste ore, per cui dovrebbe essere garantito “il diritto degli elettori che vogliono votare il PDL a poter votare il PDL” è semplicemente folle, fa ridere, è una cosa che non esiste. E lo sanno molto bene anche loro, perchè le facce con cui lo dicono sono sfrante e imbarazzate. Non esiste il diritto a poter votare un partito. Esiste il diritto di voto, e come tutti sappiamo – non c’è neanche da ribadirlo – esso sarà pienamente garantito nella prossima tornata amministrativa. Il partito escluso dalla competizione per vizi di forma o di sostanza, di propria ed esclusiva responsabilità, non può invocare la lesione di un diritto. Perchè il diritto che si afferma leso, semplicemente non esiste.

Nei confronti della pubblica amministrazione non si vantano diritti infatti, ma interessi legittimi. Grandissima la differenza: se io ho un diritto mi deve essere assicurato il risultato preciso (qualcuno mi sottrae una cosa, devo riavere quella cosa), se io ho un interesse legittimo ho solo il diritto al corretto trattamento da parte della P.A., a che questa rispetti correttamente le procedure e le regole, a che garantisca imparzialità, ma non il diritto ad avere un certo tipo di risultato, specifico, presso di essa. Da che ne deriva che accusare la pubblica amministrazione per aver osservato “troppo” [sic] scrupolosamente le regole è folle. Fa ridere, non esiste.

Arrivo poi a dire che le parole di Schifani, pronunciate ieri, sono inusitate, fra le più terribili sentite negli ultimi giorni. “La forma non prevalga sulla sostanza” è una frase che un’istituzione, nello specifico il Vice Presidente della Repubblica, non si può permettere di dire. Perchè sta a significare la consacrazione del pragmatismo illecito, dell’irrilevanza delle norme davanti al padrone, l’ “essù, vabbè, non facciamo i fiscali” come metodo d’azione quotidiana: mentre la seconda istituzione dello Stato dovrebbe dichiarare esattamente il contrario. Facciamo i fiscali, facciamoli fino in fondo, e senza pietà. “La forma non prevalga sulla sostanza, quando essa non è essenziale”, dice. E quando è che la forma non è essenziale? La forma è sempre essenziale, nell’agire della pubblica amministrazione. Se si parla così, un domani ci potremo certo veder recapitata un’ingiunzione di sfratto scritta su un post-it: perchè tanto, è la sostanza che conta, no?

No gente, qui la forma è sostanza.

E si badi, non è che me ne sto qui a gongolare perchè una parte politica rischia di essere esclusa dalla competizione: penso però che tutti dovremmo pretendere il rispetto delle regole. Anche perchè se i vizi di forma sono sanabili, saranno sanati: si può sbagliare, eh? E’ previsto, e sono previsti dei rimedi. E’ quello che sta succedendo in queste ore, per cui si è già gridato al golpe eversivo delle toghe complottarde, mentre proprio esse erano al lavoro per vagliare l’effettiva esistenza di problemi insanabili.

Così quelle stesse toghe rosse ora, se c’è da farlo, rimetteranno in moto la macchina della democrazia, come il genitore che ripara personalmente al danno del figlio cretino; e noi ricorderemo solo le urla scomposte del bambino che ha preso quella sberla che i bambini piccoli si pigliano quando fanno le cretinate. Non proprio la degna figura del primo partito del paese.


D-Avanti è il Blog di Tc.
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